Soffriva di una strana claustrofobia.
Aveva paura di uscire di casa, perché gli spazi aperti li sentiva troppo stretti.
Era solo un ragazzo quando cominciò a vivere il disagio di ciò che lo circondasse, ma allora era giovane e sembrava che non potessero esserci ostacoli alla sua mente così costretta da ciò che gli vivesse intorno.
Poi, ad un tratto, si sentì adulto e cercò di dominare la sua libertà di dolore, nel modo più strano che potesse… così, organizzò man mano la sua vita, per non provare più quel disagio e cominciò lentamente a non uscire più di casa.
Il suo sogno nel cassetto, era restare chiuso in quel cassetto e nulla lo avrebbe distolto, nulla fuori dal quelle quattro mura, lo avrebbe nuovamente portato a sentirsi chiuso in prigione, fuori dalla sua casa.
Quello che gli anni avevano generato ai suoi pensieri, pensava potessero essere normali evoluzioni alla ricerca della sua identità, ma non sapeva fino a che punto potesse rendersi chiusa la sua mente, in una maldestra gestione del suo problema.
Fu quel giorno, precisamente quella notte, che sentì un senso di disagio, un attimo di panico, accompagnato da un rumore cupo, ma netto, uno strano scricchiolio che attraversò la sua mente, percorrendo ogni sua vertebra per raggiungerlo fino ad ogni sua estremità… e restò sveglio, con gli occhi spalancati, aspettando che il sole gli permettesse in modo chiaro, di vedere definitivamente le ombre del soffitto diventare cemento ed intonaco.
Che cosa era quel disagio non gli fu chiaro da subito, perché non era possibile quello che a breve sarebbe diventato il suo nuovo incubo, la sua nuova claustrofobia!
La mente è strana, gli scherzi vissuti fin da ragazzo gli cominciarono a tornare nei ricordi, i suoi pensieri rintagliarono memorie di decine di migliaia di pezzi e lui, come un puzzle senza un riferimento e senza un tavolo sul quale costruirlo, cercava di comporre ogni piccolo scorcio, per cercare di capire!
Non c’era più il giorno o la notte, la sensazione di clausura lo stava devastando un po’ alla volta e sapeva che scappare da quella gabbia, significasse rimetterlo tra sbarre perfino più strette e ossessionanti del mondo esterno… ma non ce la faceva più, doveva andare… voleva andare!
Il sole doveva ancora albeggiare, ma lui non badò, non programmò nulla, di scatto, dalla sua sedia amica di sempre, sobbalzò, afferrando quella maniglia ormai in disuso da decenni, per… uscire!
Nulla! La sua determinazione fu immediatamente fermata! NULLA! Quella porta, non si apriva!
Non aveva mai chiuso a chiave, non ce ne era bisogno, la migliore blindatura di quella porta tanto, era nella sua testa ed anche se ci fosse stato un grosso buco in quella parete, per lui era come vedere mura e sbarre!
Perché? Non capiva… si fece mille domande per darsi mille inutili risposte! Quella porta era incastrata!
Riprese lucidità, accese perfino la luce… e fu lì che vide l’incredibile!
Non era mai stato nella sua mente il problema, quella casa, quelle pareti, quella porta… erano diverse, passò con le mani quello che gli occhi volevano non vedere e dovette darsi pace nell’appurarsi che ci fossero invece crepe dappertutto!
Fece alcuni passi all’indietro, per paura… ma fece finta che fosse per vedere meglio tutto il muro, ma urtò… contro la parete alla sue spalle. Tanti anni in quella casa, sapeva che non potesse essere così!
Eppure, qualcosa non andava! Cominciò a girare in tondo e vide che tutto era troppo vicino, i mobili erano spostati, gli usci delle porte quasi non si vedevano più!
Non era la sua testa, no… non era mai stata la sua testa!
… e così, dopo tutti quegli anni, si sedette stanco ma rilassato con quel sorriso che non aveva mai avuto.
Fu troppo tardi per vivere quella serenità, ma anche pochi secondi di consapevolezza, gli diedero quella lucidità per essere felice… tutto si fece buio…
Che strana claustrofobia aveva sempre pensato… ed aveva ragione…
01/09/2016
Comentarios