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I
Era un pomeriggio, un normale pomeriggio di venerdì e la vita trascorreva con la sua identica monotonia di sempre.
Dave come sempre aveva un leggero bagaglio, come sempre pronto a partire da qualcosa e già troppo appesantito più da quello che trasportava nella mente che da quello che gli sarebbe servito a destinazione.
Così, travolto da una nascosta voglia di scappare nel suo solito viaggio di routine, non badò a quella confusa stazione e non sentì il caos dello stridere dei treni in arrivo o l’enorme vociare di saluti mischiati da chi ritrovasse e chi lasciasse qualcuno.
Solo tra centinaia di persone trovò il suo treno, la sua cabina, il suo posto.
Amava osservare fuori da quel finestrino il film muto della stazione, perché negli altri c’era sempre modo di scoprire quanto di bello o di brutto potesse offrire quel luogo così comune.
Vedeva nelle persone l’amare e le abitudini e velocemente organizzava una lista mentale dei buoni e dei cattivi, divisi dalla linea della falsità e dalla noia. Dave non pensava mai alla sua posizione in quella lista, lui si limitava ad
essere osservatore, ma non poche volte si sentiva come un giudice vegano ad un concorso di mangiatori di hamburger… e quella immagine gli stuzzicava un nervo facciale e così stupidamente, sorrideva!
Sentiva in quel vecchio treno la forza che gli mancava, lasciando il testimo
ne ad un mucchio di ferraglia per tutte le sue omissioni codarde e non chiedeva nulla, non desiderava nulla, se non essere mentalmente ciò che si allontanasse da qualcosa e non che arrivasse da qualcuno. Dave sapeva bene dove si trovava in quella lista!
Sapeva che gli aspettassero tante ore di viaggio e quasi come se il cervello potesse parlargli, decise di voler smettere di torturare la sua coscienza, così, come se gli fosse suonata la sveglia nel profondo sonno, gli capitò di voltarsi e, quasi disabituato alla cortese compagnia, sarebbe perfino sembrato stupido ed invadente, se non fosse successo qualcosa, non per merito suo sicuramente.
Dave viaggiava spesso e non badava mai ai suoi variopinti compagni di viaggio se non per ricavare qualche buon passatempo per lenire i suoi scheletri, ma quella volta fu diverso.
Non sa bene se la causa fosse il momento apicale dei suoi pensieri o il caso, ma la sua vicina, una delle tante che potesse capitagli, attirò particolarmente la tua attenzione.
Si chiamava Nives, ma lui non l’avrebbe saputo per ore.
Nives, sarebbe potuta passare come Dave, totalmente inosservata in quel caotico treno, ma si vede che le regole generali della normalità sono scritte da coloro che vedono nelle eccezioni un campo minato alla vita che falsamente tutti vorrebbero, ma dalla quali tutti evaderebbero.
Bastò un semplice sorriso misto a smarrimento ed ingenuità che Dave, ebbe un nuovo film da guardare!
II
Come si fa a non sembrar stupidi nel voler approcciare un discorso con uno sconosciuto? Dave partiva perfino con la penalità di essere l’uomo, il “solito coglione egocentrico che volesse provarci” … lontano da qualunque verità di lui, ma pur sempre uno sconosciuto che sembrasse un normale coglione ad una sconosciuta.
Così, pensando, pensando, pensando… lasciò cadere e spense il proiettore della sua mente, abbandonando quel desiderio in qualche fotogramma tagliato.
“Dave, stupido realista codardo”, questo avrebbe detto il destino, se avesse avuto parola! Esatto, ma perché pensare pensare pensare quando di fronte a lui, una sconosciuta sarebbe potuta semplicemente restare tale, senza avere né più e né meno valore nella sua crescita personale, che cosa sarebbe cambiato farsi pensare del coglione da una estranea?
Ma nulla smosse Dave, finché il caso gli desse quella seconda ed ultima possibilità.
Nel silenzio disordinato di tante voci, la più preoccupata stonò un “come faccio” che attirò l’attenzione di Dave e Nives, entrambi girarono la testa in quella direzione come se qualcosa si fosse fracassato!
Inutile dire che un ritardo non avrebbe causato problemi a Dave, il luogo comune di avercela con la società ferroviaria era diventato solo un modo per perdere tempo ed ascoltare quanto le persone possano dire la stessa cosa in mille modi. A Dave non interessavano i ritardi, a Dave interessava andare, punto e basta!
La testa di Dave si stava tranquillamente rimettendo nella sua posizione di menefreghista, ma qualcosa, in quel breve movimento gli fece nuovamente osservare Nives. Non lo fece apposta Dave, ma senti nella sua mente una specie di fruscio ed inspiegabilmente, quella pellicola cominciò a risuonare, più forte di prima, più forte di una semplice curiosità. Dave poteva, adesso poteva!
“Ehhh povera signora!” disse, ma Nives che non era disinteressata ai ritardi o ai luoghi comuni, pensò “povera me!” e disse “speriamo che non sia così!”.
Intervallavano tante condizioni tra i due ragazzi, sicuramente una di quelle erano le diverse speranze che racchiudevano in quel viaggio e la visione completamente antitetica dell’approccio alla realtà.
Dave conosceva bene quel treno, sapeva che i minuti di ritardo erano reazioni a catena senza punto di ritorno. Tacque perché Nives sembrava non meritasse la verità! “Non ancora almeno”, pensò Dave, finché non avesse scoperto se quel ritardo potesse anche per lei essere un motivo per aggiungere qualche fotogramma a quell’assurdo film!
Cominciarono a parlare.
III
Che strana la vita, quanto più si creda che ti stia portando un grave problema, più ti alletta con promiscue tentazioni che nella normalità e nella quotidiana razionale, neanche potrebbero sfiorarci.
Dave, non poteva credere che il discorrere potesse essere quella consueta perdita di tempo, perché qualcosa era diverso e la sensazione che cercava di contenere temeva perfino che potesse essere letta da Nives, una estranea in preda ad un senso di smarrimento… unico motivo che portò Dave a chiedersi, toccando la sua consueta concretezza: “Ma quanto sarò inopportuno?”.
In quell’ennesimo tentativo di auto sabotaggio, le emozioni esplosive ed inaspettate di Dave presero per sua fortuna il sopravvento e non badando al concetto di “sconosciuta”, si accorse che quel sorriso che regalò a Nives, non fosse la solita smorfia di cortesia, ma qualcosa che da dentro, non riuscisse più a contenere.
Che impatto ebbe quel suo modo di sorridere in silenzio a Nives, non lo poté scoprire da lì a decine di minuti, ma quello di cui fosse sicuro, era ciò che sentiva e quel senso di agio che stava provando era una grande vittoria per se stesso.
Dovunque portasse quel treno, qualunque fosse la destinazione, qualunque ritardo ci fosse e in qualsiasi modo o momento quel ciak si fosse fermato, capì che la scoperta di se stesso che stava vivendo gli sarebbe sfuggita di mano lasciando correre il cuore, piuttosto che accettare consueti e razionali suggerimenti dalla testa.
Quella sua scelta sarebbe stata da lì a poco il suo game, set, match!
IV
Fu particolare come i due ragazzi, cominciando delicatamente a discorrere, ebbero l’apparenza di conoscersi da tempo e quello fu il motivo per cui a nessuno dei due venne in mente di chiedere all’altro come si chiamasse.
Dave la osservava nelle movenze, un miscuglio di agitazione e senso di agio, rivedeva in lui le stesse sensazioni e quel brutto intruglio chimico che entrambi formulavano nel loro profondo.
Quello fu il punto più forte e senza parole che potesse renderli più uniti, come se di fronte entrambi avessero un specchio che li confrontasse senza neanche sapere il motivo per il quale potessero essere così vicini, il motivo per il quale cominciarono a non sentire più il mondo attorno e dove rumore e vibrazioni di quel vecchio treno, ormai erano solo una culla pindarica delle loro emozioni… le loro nuove emozioni.
A Dave la realtà gli tornava in mente solo quando temette che quella culla prima o poi sarebbe arrivata a destinazione e che da lì che la favola si sarebbe tramutata in altro.
La sua testa cominciò a ragionare come sempre, ma solo perché non voleva che questo capitasse ed una voce forte e prorompente dal suo cervello, incredibilmente comandava con determinazione al cuore, ciò che non avrebbe mai immaginato “Prendila è tua, non perderla, è tua!”.
Un altoparlante irruppe in questo imperativo pensiero, annunciando ormai 2 ore di ritardo a quella che sarebbe dovuta essere la stazione di Nives… entrambi ebbero un sussulto che non sembrava più assuefatto dal timore di arrivare troppo tardi qualunque fosse la loro destinazione, ma dal quella specie di countdown che stesse portando verso la fine quel meraviglioso e casuale incontro.
Sorrisero entrambi ed entrambi trovarono come affrontare quel timore.
Parlare liberamente permise di toccare anche dei punti in comune che avevano come doti e passioni personali… “io amo scrivere” … forse lo dissero contemporaneamente, non si poté capire nella realtà, perché il sorriso che Dave e Nives ebbero su quella esplosiva affermazione, li aveva resi talmente all’unisono, che un solo cuore dettava esternando attraverso 2 voci.
Intenti a rivelare i propri pensieri con il ricordo di ciò che avessero scritto, la ragazza disse “Sono Nives” … Dave sorrise, contenne il brivido che gli percorse la schiena tanto da fargli tremare la risposta… tirò un lungo respiro e disse: “Piacere, Dave” … erano già 2 ore che parlavano ed il “piacere” aveva già percorso ogni centimetro del suo corpo ed ogni sua emozione… “piacere” … era quel convenevole che portò entrambi i ragazzi, dal sogno alla realtà.
V
Il destino, l’amore, che meravigliosi meccanismi quando complici permettono a due estranei di poter incontrarsi nel modo più bizzarro.
Quanto assurdo lavoro in un ciclo di vita per poter dare la possibilità in un punto inimmaginabile e specifico della propria esistenza a due persone di conoscersi e amarsi.
Quel luogo comune di quel treno che passa una sola volta nella vita, per Dave e Nives, era diventato quel luogo reale che li stesse trasportando in ciò che non avevano mai vissuto.
Il mondo era fermo anche se viaggiavano velocemente verso qualcosa, Dave osservava le mani di Nives e si chiedeva quanto sarebbe stato bello poter sentire il suo calore e vivere quella sensazione empatica ed emotiva, sentendo la ragazza perfino attraverso la pelle.
Le bocche parlavano, ma gli occhi dicevano altro, gli occhi stavano amando ed a loro non dispiaceva.
In un solo istante, il tempo di percepire un fortissimo stridere di ferraglia e un boato misto tra grida e paura, Dave afferrò quella mano… forte e Nives si aggrappò a quelle dita… forte, per ciò che sarebbe stata la loro ultima ed unica emozione.
Non si resero conto di poter dispiacersi per ciò che avrebbero perso, perché quell’ultimo istante gli regalò la vita, Dave e Nives in poche ore avevano amato se stessi e creduto nell’amore più di qualunque altro momento del loro passato e questo brutale scherzo lì scaraventò via con quel sorriso che mai gli era appartenuto.
Che sapore avranno le sue labbra? Come sarà tenersi per mano accanto al mare? Come sarà dormire abbracciati con il desiderio di bere quel primo caffè insieme? Quanto potrò imparare da queste emozioni? Quanto sarò felice? Come sarà la gioia di desiderare un figlio che ti assomigli?
Queste ed altre cento domande condivisero i ragazzi tenendosi un istante per la mano… prima del buio… con quell’ultimo sguardo… gli occhi fissi nel silenzio, il tempo di gridarsi “Si… sarà Stupendo!”
La loro più grande ed intensa storia d’amore… e niente e nessuno gliel’avrebbe mai toccata!
Quell’ultimo viaggio, fu il primo ed il solo viaggio verso la felicità pura dell’amore… in cui vissero felici e contenti, ovunque stessero.
23 ottobre 2018
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