Lo scrittore che riapparse
Che nel ciel muto parse
Non riuscì più a contenere
Le parol più buie e nere
E così di netto e schietto
Richiamò il suo intelletto
“ti conosco cuore mio,
A mancarti è il tuo oblio”
Disse forte ed intelligente
Al suo cuor, la sua mente
Ma dal petto affatto afflitto
Rispose fermo a quel conflitto
“tu sai come stuzzicare
E non raccolgo il tuo incalzare!
Se hai deciso di tornare
È perché io lo voglio fare!”
La sua mente allora smise
E con un ghigno gli sorrise
Ed il cuor che capì tutto
“ah che infame farabutto!”
Non c’era nessuno che sceglieva
Se non il dolor che permaneva
Dove sia il cuore che la mente
Trovaron ingiusto ed inclemente
Quel supplizio non dipendeva
Se non da un altrui che li malediceva
Così entrambi, or docili e codardi
Lasciaron le spade e i loro dardi
E dissero insieme con gran voce
Sbarazzandosi di tale croce
“Oh scrittor, non restar lì passivo
Per te vi è solo un palliativo
Per la tua anima delusa
A vezzeggiar… c’è la tua Musa”
23 luglio 2019
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